Trofeo Faesularum Optimi Sagittarii
FAESULARUM OPTIMI SAGITTARII: cosa si cela dietro la pagina di un manoscritto miniato?
Opera: Aratea di Germanico, secolo I d.C., traduzione dei Fenomeni di Arato di Soli, poeta alessandrino del secolo IV a.C.
Contenuto: 28 segni zodiacali (su 48 previsti nei Fenomeni).
Caratteristiche del manoscritto: Pergamena di capra, 11 fogli, 37 x 28.5 cm.
Storia del manoscritto: codice conservato a Berna [Bern, Burgerbibliothek, Cod. 88] chiamato Be, originariamente prodotto a San Bertino prima del 1028. Manoscritto redatto sulla base di un modello, gli Aratea conservati a Leida e risalenti al secolo IX [Leiden, Universitätsbibl., Ms. Voss. Lat. Q. 79], chiamati L. Sul medesimo modello venne copiato un secondo codice, oggi conservato a Boulogne-sur-Mer [ Boulogne-sur-Mer, Bibl. municipale, Ms. 188], soprannominato B. Secondo la filologia questi tre manoscritti sono parenti di primo grado, ove L ricopre il ruolo di padre e Be e B di fratelli. A sua volta L discende da un antenato chiamato Z (nonno di Be e B), che tramanda un testo completo, ma alterato rispetto al fratello O (che a sua volta ha dato luogo ad una sua discendenza).
Le caratteristiche codicologiche della pagina 5verso (retro): in basso a sinistra si può notare uno scalfo, ossia un taglio circolare della pelle animale all’altezza delle giunture del medesimo (in questo caso una capra, essendo tendente al grigio).
[Denis Muzerelle (IRHT), Vocabulaire codicologique : répertoire méthodique des termes français relatifs aux manuscrits, avec leurs équivalents en anglais, italien, espagnol, édition hypertextuelle, version 1.1, 2002-2003 (établi d’après l’ouvrage édité à Paris, Editions CEMI, 1985), http://codicologia.irht.cnrs.fr/theme/liste_theme/123#tr-2484].
La miniatura: immagine miniata a pennello di un centauro rampante, privo di barba e con corpo equino e manto animale rosso-oro a rappresentazione del Sagittarius, derivato da Sagitta (freccia) e alla base dell’etimologia e del mestiere dei Sagittarii (gli arcieri).
Disposizione del testo: incolonnato al centro, con ampi margini bianchi (un fattore di ricchezza per un manoscritto), si articola su nove versi.
Le scritture presenti nella pagina:
- Il primo verso è in lettere capitali (maiuscole) tendenti al rosso-arancione in scrittura onciale (assenza di spaziatura tra parole o scriptio continua, mancanza di legature tra le lettere, inserimento in sistema bilineare e rotondità delle lettere “a”, “e” ed “m”).
- Altrove il copista ricorre alla capitale libraria, molto più spigolosa rispetto all’onciale, come si legge nel precedente testo sul Capricorno;
- Dal secondo verso in poi: lettera capitale alternativamente verde e rosso-arancione seguita da testo in formato minuscolo regolare, posato, verticalizzato e di colore brunito, una carolina creata a San Bertino. Alla carolina riconducono la legatura alta del nesso “ct” e “st”, l’uso del nesso “&” per la congiunzione “et” (antenato dell’et commerciale), il tratteggio della “g”, con occhiello superiore chiuso e inferiore aperto, il segno tachigrafico “q;” per indicare l’enclitico “-que” (fenomeno tipico della carolina del secolo XI). Alla tipizzazione di San Bertino si ricollegano altri elementi: lunghe aste discendenti per r e s, oppure il ricorso alla a onciale di piccolo formato.
Christian Rampello
Immagine tratta da:
Bern, Burgerbibliothek, Cod. 88: Arato – Germanico: Fenomeni (https://www.e-codices.unifr.ch/it/list/one/bbb/0088) , f. 5v.
Autore: Photograph: Codices Electronici AG , www.e-codices.ch